Cos'è vento della seta
DOVE LA DIFFERENZA FA CULTURA
Vento della Seta è, ed è stato, un sogno realizzato.
Il 1 agosto 2018 sono partito da Napoli per raggiungere Venezia. Di lì iniziava la mia Via della Seta che mi avrebbe dovuto portare fino a Pechino a piedi.
La storia della Civiltà è stata scritta su questa via a seguito di scambi tra culture lontanissime mischiando, mutando e accrescendo il sapere degli uomini.
Oggi il termine Via della Seta è tornato in uso grazie ai due corridoi economici e infrastrutturali che collegano via terra e via mare l’Estremo Oriente al continente europeo: l’iniziativa proposta dalla Cina One Belt, One Road (OBOR) del 2013, che successivamente cambia nome in Belt and Road Iniziative (2015).
Qui va innestandosi Vento della Seta, un progetto di antropologia itinerante il quale, carico dello spirito dell’antica Via della Seta, percorre a piedi la nuova Via della Seta proposta dall’iniziativa cinese.
Documentiamo le altre culture, narriamo le storie di donne, uomini e popoli. Per riflettere “noi” nello specchio degli occhi dell’ “altro”.
Il fine reale di Vento della Seta è quello di riconoscere nel cammino e nell’incontro la vera destinazione del Cammino Umano.
Mirando lo sguardo verso un futuro che integri le consapevolezze del passato e lavorare a un presente che condivide le preziosità culturali, le storie e i pensieri delle persone incontrate. Questo per sensibilizzare ad una più vasta solidarietà fondata sul riconoscimento della diversità culturale affinchè si solletichi un gusto di cooperazione che supera la competizione frenetica nella quale siamo allevati.
Per questo che ho scelto il cammino per percorrere questo percorso.
Perchè a piedi
Il camminare è una marcia, come l’uomo ha sempre fatto nella Storia.
Marcia chi, accompagnato dalla musicalità del ritmo cadenzato del proprio passo, parte da un punto e arriva ad un altro, simbolicamente importante; marcia chi vuole creare un rapporto di trasmissione di un’informazione o un messaggio per indurre e innescare un cambiamento.
E se l’uomo, quando divenne tale, non lo divenne tanto perché se ne andava a piedi per il mondo,quanto perché, consapevolmente o meno, ha marciato verso ciò che lo ha reso qualcosa più di un animale. Verso l’orizzonte dell’Essere?
Nel 2011 percorsi il Cammino di Saniago, successivamente la via di San Francescoi. Scoprivo che il cammmino trasmette e insegna sia al viandante, sia a chi lo incontra ad accettare l’incontro e condividere attimi delle proprie esistenze. Insegna a lasciare i panni del cittadino ordinario e vivere un attimo di Essenziale.
Vento della Seta, a differenza di quei primi pellegrinaggi, è partito con motivazioni stabilite per cui la documentazione del viaggio e l’essenzialità del cammino non sarebbero entrate in conflitto. Hanno anzi rappresentato due aspetti della stessa medaglia: la faccia del passato e quella del futuro dell’essere umano.
Dove
Data la nuova Via della Seta, ho ritenuto che non ci fosse momento migliore per inaugurare assieme a questi nuovi scambi commerciali anche incontri culturali e umani.
Per cui il mio percorso ha attraversato Italia, Slovenia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Turchia, Georgia, Azeirbaijan, Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Cina (Zhoukoudian).
Inaspettatamente la pandemia ci ha bloccati in Kirghizistan, ma è in cantiere il desiderio di concludere questo itenerario non appena i confini saranno di nuovo aperti.
Durante il cammino ho raccolto e catalogato tanto materiale etnografico e storie di incontri che andrò via via pubblicando su questo sito, affinché si possa solidificare un senso di fiducia tra le persone e con esso ispirare un clima di mutua comprensione nel rispetto delle culture e per la diffusione di una conoscenza reciproca e di dialogo che travalichi i confini.
Perchè
I moventi di questo viaggio:
C’è qualcosa che ci impedisce di addentare completamente la vita nella sua interezza.
E mi chiedo:
è ancora possibile,
in un’epoca schiava di un totalitario benessere tecnologico che calpesta ogni anelito di soddisfazione esistenziale,
rimanere vividi e essere toccati dal rapimento del vivere?
Sono virali le parole “condivisione” e “connessione”,
ed è ancora possibile un interagire con il prossimo che sia reale senza sbiadire in una superficialità priva di vastità di coinvolgimento?
Vento della Seta è la sfida con la quale ho provato a rispondere a queste domande. Un cammino antropologico di 12.000 km da Venezia alle porte dell’Oriente attraversando i volti dei popoli per trovare un linguaggio comune oltre la parola, un senso comune oltre la cultura, ma senza demonizzarla.
Allora, sullo sfondo economico e geopolitico delle nuove rotte commerciali della Belt & Road Initiative, il vero scopo di Vento della Seta è stato integrare e diffondere la merce più vitale: il capitale umano.
Gli esseri umani non sono soltanto risorse economiche, ma prima di tutto risorse vive, culturali, con la storia di un’unica sorgente alle loro spalle. E camminare rimane il più evidente simbolo dell’umanità e della sua evoluzione lenta, in contrasto con l’attività frenetica della vita moderna. Camminare è lo strumento migliore che conosco per riconoscere il nostro sguardo attraverso gli occhi dell’altro.
Il mio sogno
Il sogno: il cammino dell’umanità
Quel che si vuole trasmettere con questo progetto di Vento della Seta si tratta di qualcosa di semplice e concreto.
Che le conquiste dell’uomo sono efficaci solo nel momento in cui divengono strumenti di conoscenza di sé, dell’altro e del sapere del mondo. Che questi progressi possono e dovrebbero contribuire davvero ad arricchire l’interno dell’essere umano, piuttosto che assopirne le potenzialità. Vorrei rendere evidente che possiamo e dobbiamo usare le grandi risorse di cui oggi disponiamo, come i social media, per rendere vera la vicinanza tra tutti gli esseri in un’etica globale ed ecologica.
Vento della Seta vuole testimoniare e riaffermare:
– l’importanza di aprirsi all’altro, che sia il nostro vicino o qualcuno di lontano. Un’apertura che non si misura sulla base di un sentimento di forzata fratellanza e amicizia nei confronti dello sconosciuto, bensì attraverso un riconoscere all’altro una propria dignità esistenziale, per il semplice fatto di essere vivente.Poichè l’essere umano è divenuto tale incontrando altri popoli.
Crescendo spiritualmente, culturalmente e tecnologicamente ha sfiorato gli apici della sua umanità quando tecnologia e spirito [per spirito intendo sia le facoltà del suo intelletto, sia quelle del suo sentimento spiritual-culturale, che quelle religiose] si sono unite per soddisfare i suoi bisogni reali, e non quelli fittizi creati apposta per vendere una vasta gamma di soluzioni;
Che ogni viaggio è, a suo modo, un viaggio simbolico.
Ed il messaggio simbolico che questa nuova Via della Seta vuole incarnare è che questo mio viaggio non è solamente mio, ma nostro!
Nostro, perché rispecchia simbolicamente il viaggio dell’Umanità. Un’Umanità che nacque camminando e facendo della tecnologia la sua forza, non la sua mezzanotte.
Che la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale delle diverse etnie vadano rispettate e preservate, per dare dignità alle espressioni dei saperi folkloristici e popolari.
Vivere in prima persona, sentire in prima persona. Percepire tutto fino in fondo, il dolce e l’amaro, e che per questo vale anche la pena morire.
La meta {Work in progress}
IL WORK IN PROGRESS L’arrivo: Zhoukoudian
La pandemia Covid-19 ha arrestato il nostro cammino in Kirghizistan (ai confini della Cina occidentale) ma la tappa finale sarà a Zhoukoudian.
A 48 chilometri sud-ovest da Pechino, nel distretto Fengshan, vi è un complesso di grotte calcaree dove nel 1918 sono stati trovati i resti di un ominide soprannominato “l’uomo di Pechino”. Il sito di Zhoukoudian ha ridato luce a materiale risalente al paleolitico, il periodo in cui l’uomo iniziava i primi esperimenti con una tecnologia primitiva.
Per vivere questa marcia come un pellegrinaggio ho scelto come destinazione finale il sito di Zhoukoudian. Lo reputo infatti un luogo sacro in quanto è stato una delle culle dell’umanità, dove l’umanità è nata, cresciuta e fece della tecnologia la sua grandezza ed estensione.
L’essere umano fondamentalmente è un miracolo. E condivido l’evidenza che mio fratello Mauro Ventola insegna, ovvero che l’essere umano sia nella sua essenza profondamente puro e che parte del male che ci circonda sia la conseguenza dell’allontanamento dalle radici della propria essenza.
Ci auguro che l’uomo nuovo riparta dalla stazionarietà nella quale si è infossato per raggiungere un orizzonte nuovo. Un alba in simbiosi tra la sua tecnologia e la sua essenza, per ricordarsi veramente ciò che dovrebbe essere a tutti più caro:
l’essenza dell’uomo vive nella volontà di venirsi incontro, essere interconnessi l’uno all’altro, condividere la propria umanità e sentirsi compartecipi di qualcosa che va oltre di sé.
“Forse siamo nel momento in cui la notte del mondo va verso la sua mezzanotte. Forse quest’epoca del mondo sta giungendo nel tempo della povertà estrema. Ma forse no, forse non ancora, forse ancor non ancora, nonostante la sconfinata indigenza, nonostante tutte le sofferenze, nonostante la miseria senza nome, nonostante la estenuante mancanza di pace, nonostante il crescente smarrimento.”
M. Heidegger