Non ho mai raccontato, cosa c’è stato prima di questo viaggio e cosa mi ha portato a compiere Vento della Seta.
Era il 2011 e avevo 19 quando, concluso il Liceo Artistico, percorsi il Cammino di Santiago de Campostela, l’inizio di un’infinita serie di passi che mi avrebbe portato alle porte d’Oriente. Durante il Cammino perecepivo lentamente qualcosa che cambiava la mia umanità, qualcosa che oltrepassava la passione per l’avventura, la fame dell’ignoto. Era la vastità di un senso di unione, onnivoro e delicato.
Imparavo a camminare, il che si traduceva nel cantare sotto al sole, partecipare al gioco del vento sulle foglie, accogliere a cuore aperto la fatica ed il maltempo, ma soprattutto imparai a riconoscere la dignità di una persona oltre il ruolo che recita nel quotidiano.

Quando tornai a Napoli ero ancora dicianovenne, e non riuscivo a capire quale potesse essere il mio posto nel mondo, poichè non ero più uno studente e ancora non lavoravo.
Ripartico dopo qualche mese col caro Vincenzo Cherubino il quale mi propose di percorre il Cammino di San Francesco come pellegrini di un tempo: senza denari ma affidandosi all’Invisibile. Così facemmo, e i moti dell’esistenza tornarono a spingermi oltre la descrizione che la società fa delle persone.
Tornai a Napoli e doveti affrontare il dato di realtà: “che fare della mia vita?”. Preso dalla crisi camminavo per il bosco di Capodimonte dove conobbi una ragazza la quale mi donò un libro che mi avrebbe cambiato la vita. Era ‘L’isola del Tonal’ di Carlos Castaneda che, seppure non l’abbia mai letto, era con me qualche giorno dopo quando chiedevo un segno al destino sugli scogli di Mergellina, di fronte il mare e la luna. Ad occhi chiusi puntai il dito in una pagina a caso, su una frase a caso; mi uscì la riga del: “i miei studi antropologici”.
Ho studiato antropologia a Bologna, ma se i cammini insegnano a vedere l’essere umano oltre il suo ruolo sociale, allora l’antropologia l’ho appresa sulle strade, riconoscendo la dignità di un individuo al di là del genere e della cultura di appartenenza.
Nel 2017, mentre scrivevo la tesi sulla “Mitologia contemporanea”, quel desiderio d’ Oriente tornò a farmi visita, e dopo un anno di programmazione ero pronto a partire.

A distanza di anni rivedo questi ricordi e scopro un filo invisibile che unisce tutte queste esperienze.
Nasceva il Vento della Seta, un ponte tra culture verso Pechino ed oltre,
ma non era una cosa tanto semplice…
