La via o le vie della Seta?

Ovvero il problema del nome

La confusione che sempre emerge quando si parla di “Via della Seta” gravita attorno alla sua stessa radice. Non è infatti possibile parlare di una unica via che collega Oriente e Occidente, poiché qualsiasi mezzo o strada calpestasse queste due direzioni è Via della Seta.

Dal Mediterraneo a Khanbaliq, l’odierna Pechino, o giù per l’India e la Persia, o su verso Mongolia, le vie della Seta erano – e sono – vie per le fedi, per le merci, spezie, pietre e tappeti, per condottieri, per gli schiavi, per le epidemie, ma soprattutto arterie dove scorrono le idee.

Mappa cinese

Ogni luogo che con Vento della Seta ho toccato è come un simbolo in attesa che vuole essere ancora indagato non avendo esaurito la fonte del suo mistero. Come i mosaici di Grado e di Aquileia che ripetono temi ricorrenti in Balcani, Centro Asia e Caucaso.

Le vie della Seta, attraversate da uomini e donne dalle vesti impolverate, comprendono tutte queste interconnessioni; conoscendole si rivela il funzionamento del mondo poiché ogni luogo della via della Seta è stato il crocevia delle civiltà. Tra le loro capitali i popoli crescevano gomito a gomito, ampliando l’uno dall’altro i campi delle scienze, del linguaggio, e nei loro deserti stepposi ogni regione ha visto la nascita e lo sviluppo delle grandi religioni.

Antica miniatura persiana

Del copioso commercio l’articolo più pregiato era ovviamente la seta.

  Sotto la dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) la seta non solo era simbolo politico che sottolineava lo status sociale, ma tanto era pregiata che veniva usata come metodo di pagamento dei militari, come dono per i regnanti, fino a diventare un cambio valuta internazionale.

Contemporaneamente cresceva Roma aprendosi alla conquista dell’Asia che i romani vedevano come una terra piena di delizie, seppure i ricchi cittadini si lamentassero delle mode della seta.

Seneca e altri letterari erano preoccupati della crescente disponibilità di seta nell’impero. Dicevano di questi indumenti che <<non potevano essere chiamati vestiti perché si poteva vedere attraverso le forme femminili>>. 

Erano diventati simbolo di erotismo e di esotismo quelle “vesti spregiudicate”, mentre altre merci provenienti dallo Xinjiang, come spezie e aromi venivano assaporate tanto a Roma quanto negli edifici dell’Afghanistan settentrionale dove si conservavano ancora le iscrizioni greche di Alessandro Magno che fondava città con il suo nome in tutto l’Oriente.

Noi italiani siamo stati abituati vedere in Roma la lupa che istruita dall’eredità greca ha nutrito l’intera cultura occidentale, ma il vero antenato del mondo contemporaneo, competitivo e vitale, è la Vie della Seta.
Una globalizzazione iniziata oltre 2000 anni fa che ha ispirato i progressi tecnologici, morali e culturali dell’intera civiltà dell’homo attraverso scontri e incontri di mondi aperti a dialoghi sempre oltre i confini.

Tuttavia le domande che stanno dietro la storia della Storia rimangono aperte.
La Via della Seta ha dato evoluzione e conoscenza più attraverso il conflitto o la cooperazione?

La risposta è tutta un viaggio da affrontare.

Conflitto o Cooperazione?

Si consiglia vivamente la lettura del testo “Le vie della Seta” di Peter Frankopan

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin

3 risposte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

"un cammino antropologico a inchiostro su carta"
Eventi
Contatti
Rassegna stampa
Partner
© 2024 "Vento della Seta" tutti i diritti riservati
"un cammino antropologico a inchiostro su carta"